MARION PARKER
- di PAOLA PISCHEDDA
- 31 dic 2015
- Tempo di lettura: 5 min

Il 15 dicembre 1927, Marion Parker, figlia dodicenne di Perry Parker, un importante banchiere di Los Angeles, veniva rapita da scuola.
Un giovane uomo, ben vestito, con i capelli scuri e ondulati si era recato presso l'ufficio del preside del Mount Vernon Liceo, presentandosi come dipendente della Los Angeles First National Trust e che il suo capo, Perry M. Parker, era stato gravemente ferito in un incidente automobilistico.
Il preside inizialmente esitò, poiché il Sig. Parker aveva due figlie gemelle e l'uomo aveva chiesto solo della "figlia minore". Tuttavia, si rassicurò quando l’uomo lo invitò a sciogliere ogni suo dubbio con una telefonata alla Banca.
La sera stessa, Perry Parker ricevette un telegramma, inviato alle 18:20 dall'ufficio Western Union in Alhambra, California, tramite il quale gli veniva comunicato il rapimento della figlia e gli consigliava di usare il buon senso e di non chiamare la Polizia.
La polizia sospettava che il rapitore fosse un conoscente della famiglia Parker, in quanto sapeva che Perry Parker lavorava in banca. Ma quest’ultimo era rimasto a casa quel giorno per festeggiare il suo 48 ° compleanno, con la moglie, Geraldine.
Il giorno dopo, Parker ricevette ha ricevuto una lettera di riscatto: $ 1500 per il sicuro ritorno di sua figlia.
Le lettere e i telegrammi venivano firmati "George Fox," poi semplicemente "The Fox".
Più di 2.000 agenti di polizia lavorarono sul caso e inizialmente consigliarono al sig. Parker di non effettuare il pagamento, ma dopo aver ricevuto ulteriori lettere e telegrammi con crescenti minacce, anche la Polizia pensò che la miglior soluzione fosse quella di pagare il riscatto.
Una delle lettere consegnate a Parker era stata scritta da Marion:. "Caro papà e mamma, vorrei poter tornare a casa, penso che potrei morire se dovessi stare molto tempo ancora in questo posto. Papà per favore fai ciò che quest'uomo ti chiede altrimenti mi ucciderà. Tua figlia Marion Parker. PS Per favore papà voglio tornare a casa stasera. "
Il sequestratore telefonò al sig.Parker per organizzare un incontro per quella sera, ma il rapitore notò alcuni veicoli della polizia e l’appuntamento saltò. Dopo un susseguirsi di lettere minacciose e ingiuriose finalmente si arrivò a fissare un altro incontro e quando il signor Parker consegnò il denaro ad un giovane che lo aspettava in una macchina parcheggiata, poté scorgere la figlia Marion, seduta sul sedile del passeggero. Parker intuì che qualcosa non andava ma nulla avrebbe mai potuto preparare il signor Parker alla realtà.
Il conducente della Chrysler indossava un fazzoletto bianco sul viso e impugnava una pistola: « ecco la vostra bambina….. è addormentata. Dammi i soldi e segui le istruzioni. ".
Parker fece come gli era stato detto, ma il rapitore una volta presi i soldi partì di corsa con la macchina, aprì lo sportello e spinse il corpo di Marion sul marciapiede.
Parker cercò di prendere il numero di targa della macchina, ma il rapitore aveva piegato la piastra in modo che solo alcuni numeri fossero visibili.
La Chrysler ruggì e Parker corse verso Marion: le gambe della bimba erano state tagliate e ricucite così come le palpebre degli occhi, per far credere che fosse ancora viva.
I suoi organi interni erano stati fatti a pezzi e successivamente ritrovati sparsi per tutta Los Angeles.
Iniziò così una massiccia caccia all'assassino.
Esorbitanti cifre in denaro venivano offerte a chiunque potesse fornire informazioni che potevano portare all’ individuazione e alla cattura di "The Fox".
I sospetti si concentrarono su un ex dipendente del Sig. Parker: William Edward Hickman.

La prima svolta del caso si ebbe quando gli asciugamani che erano stati ritrovati avvolti intorno corpo di Marion vennero identificati come provenienti dal Bellevue Arms Apartments.
Un uomo di nome Donald Evans, che corrispondeva alla descrizione del sequestratore, aveva affittato una camera in un edificio. Si era poi, scoperto che il nome Evans era stato utilizzato dal diciannovenne William Edward Hickman.
Diversi anni prima del rapimento, Hickman era stato arrestato a seguito di una denuncia presentata proprio dal sig. Parker relativamente ad alcuni assegni rubati e contraffatti.
I poliziotti iniziarono ad intravedere un movente.
Quando la polizia arrivò a Bellevue per cercare l'appartamento scoprì che Hickman era fuggito. Le impronte digitali e il resto delle prove che la polizia trovò erano abbastanza convincenti per imputare formalmente William Edward Hickman dell'omicidio di Marion Parker.
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Una settimana dopo l'omicidio due agenti lo riconobbero e lo arrestarono. Temendo possibili violenze di massa, la polizia lo riportò a Los Angeles con il treno sotto stretta sorveglianza e proprio durante il viaggio Hickman confessò l’omicidio dicendo di aver agito da solo. Fornì, poi, alla Polizia una dettagliata confessione in cui raccontò di aver tagliato a pezzi il corpo della bambina sperando che poi sarebbe stato più facile smaltire il suo corpo.
Durante il processo di Hickman, sono emersi i macabri dettagli dell’omicidio tanto che il “Los Angeles Times” decise di non pubblicizzarli. Il The Times scrisse, invece, che dalla confessione si intuiva che la piccola non era morta per strangolamento, ma a causa dello smembramento dei suoi organi.
Hickman confessò che la sua decisione di rapire Marion Parker non era stata dettata da un atto di vendetta contro il padre, ma semplicemente perché, avendo lavorato presso la stessa banca, un giorno aveva visto la bambina e poiché aveva bisogno di soldi per andare al college ideò il suo rapimento.
Nell confessione di Hickman leggiamo: “ ho portato Marion nel mio appartamento e l’ho strangolata con un asciugamano perché avevo paura che lei facesse rumore. Ho messo il suo corpo nella vasca da bagno, ho tagliato le braccia e le gambe e avvolto il suo corpo con un asciugamano, affinché assorbisse tutto il sangue, e poi l’ho riposta dentro l’armadio.
L'ho uccisa così improvvisamente e inaspettatamente, che lei non ha avuto il tempo di capire cosa le stesse accadendo. Mi resi poi conto che se volevo avere i soldi del riscatto dovevo dimostrare che Marion era ancora viva…..così ho pettinato i suoi capelli, ho usato della cipria per il viso e con ago e filo le ho tenuto le palpebre aperte e mi sono preparato per l’incontro con Parker”
Confessò, successivamente, una dozzina di rapine a mano armata ma non rivelò mai le motivazioni che lo spinsero a fare scempio del corpo della bambina.

Durante il processo Hickman fu uno dei primi imputati della California a dichiararsi non colpevole per infermità mentale ma, una lettera scritta da Hickman a un suo compagno di prigionia nella quale chiedeva un parere su come ottenere un verdetto per infermità mentale, divenne la prova contro la sua linea difensiva. D’altra parte le atrocità commesse portarono molte persone a credere che nessuna persona sana di mente avrebbe mai potuto commettere un omicidio del genere.
Venne condannato per omicidio e impiccato in prigione di San Quentin nel 1928.
Il caso Marion Parker scioccò l'America e infiammò il sentimento di vendetta del pubblico contro i rapitori dei bambini, intensificando il terrore nei genitori al pensiero della possibilità di perdere i propri

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