Bobby Franks: il primo rapimento che sconvolse gli Stati Uniti.
- di Paola Pischedda
- 8 gen 2016
- Tempo di lettura: 5 min
di PAOLA PISCHEDDA
Il rapimento e l'omicidio di Bobby Franks ha dimostrato che un bambino può essere portato via dalla propria casa e ucciso senza alcun motivo apparente.
Nathan Freudenthal Leopold Jr. (19 novembre 1904 – 29 agosto 1971) e Richard A. Loeb (11 giugno 1905 – 28 gennaio 1936), più comunemente conosciuti come Leopold e Loeb, erano due ricchi studenti dell'Università di Chicago, che il 21 maggio del 1924 assassinarono il quattordicenne Bobby Franks, venendo in seguito condannati all'ergastolo.

I due motivarono l'atroce delitto di Bobby Franks con il desiderio di commettere il delitto perfetto e furono difesi da un famoso avvocato: Clarence Darrow, che li salvò dalla pena di morte.
Il caso Leopold e Loeb, è stato il primo di una serie di rapimenti spettacolari, che durante gli anni 1920 e 1930, terrorizzarono le famiglie americane.
Leopold era il figlio del presidente milionario della Fibra Can company, una ricca famiglia di immigrati ebrei tedeschi che aveva fatto fortuna fin dal loro arrivo negli Stati Uniti.
Le indagini hanno rilevato che Leopold avesse pronunciato le sue prime parole a 4 mesi e che stupisse bambinaie e governanti per la sua precocità intellettuale.
Era considerato un bambino prodigio con un QI di 210 che lo distingueva dai suoi coetanei. Per questo e anche a causa del suo atteggiamento di superiorità, il ragazzo ebbe grandi difficoltà a farsi degli amici a scuola. Quando la sua famiglia si trasferì nell'esclusivo quartiere Kenwood di Chicago, iniziò a frequentare la Harvard School e il suo sviluppo educativo fu ancora più rapido.
Durante questo periodo conobbe Richard Loeb che iniziò a frequentare assiduamente dal settembre del 1920, quando si iscrisse all'Università di Chicago.
Il brillante ma “socialmente inetto” Leopold era affascinato dal Loeb, di bell’aspetto e di temperamento vivace. Finalmente Loeb aveva trovato un ottimo alter ego per il suo mondo di fantasia in cui si considerava il supremo.
Divennero, oltre che amici, amanti inseparabili.
Nel marzo del 1923 Leopold si laureò con il massimo dei voti, mentre Loeb si laureò con fatica presso l'Università del Michigan nel giugno del 1923.
Entrambi tornarono a Chicago, dove seguirono gli studi post-laurea presso l'Università.
Loeb coinvolse Leopold in una serie di attività criminali, con la promessa di favori sessuali. Entrambi , col tempo, divennero sempre più ossessionati dalla criminosa idea del “delitto perfetto”.
Il 21 maggio 1924, Leopold insieme col suo amico Richard Loeb, utilizzando una falsa identità precedentemente creata (Morton D Ballard), noleggiarono una Willis Knight.
Dopo aver pranzato raggiunsero la casa di Leopold per prendere, premeditatamente, un paio di stivali di gomma, dell’acido cloridrico, una corda, due pistole (la 38 di Leopold e la 45 di Loeb), oltre a dell’etere ed uno scalpello.
La loro arma del delitto sarebbe stata il manico di legno dello scalpello che Loeb aveva soprannominato il suo "giocattolo".

I due si diressero verso la Harvard School, alla ricerca della loro vittima: un ragazzo, possibilmente, di piccole dimensioni, in modo da poterlo facilmente sopraffare, meglio se membro di una ricca famiglia, possibilmente un loro conoscente per poterlo rimorchiare nella loro macchina.
Johnny Levinson sarebbe stata la vittima ideale anche perché, secondo Leopold, era verosimilmente “ben dotato” ma, dopo averlo atteso invano per circa un'ora, furono costretti a ripiegare su Bobby Franks, un ragazzo di 14 anni, vicino di casa di Loeb.
Bobby camminava a piedi, diretto verso la propria casa, quando Richard Loeb gli chiese se volesse un passaggio. Il ragazzo salì in macchina e si sedette sul sedile anteriore, accanto al guidatore.
Il piano era quello di strangolarlo con la corda che Leopold e Loeb avrebbero dovuto tirare dalle due estremità in modo da condividere equamente la colpa. Invece, non appena la macchina girò l'angolo Leopold, con lo scalpello, colpì ripetutamente Bobby sulla testa, fino ad ucciderlo.
Bobby venne avvolto in una coperta e spinto sulla parte posteriore della macchina.
Le cose, sfortunatamente per loro, non andarono secondo i piani premeditati.
Leopold e Loeb spogliarono Bobby e abusarono sessualmente del cadavere.
Guidarono fino ad arrivare in luogo isolato e, dopo aver versato dell'acido sul viso, sulla cicatrice e sulle parti intime della giovane vittima (convinti che una persona potesse essere identificata anche dai suoi genitali), lo seppellirono dentro un tupo che si trovava sotto i binari della ferrovia.
Tuttavia, poiché Leopold non aveva spinto il corpo nel tubo abbastanza lontano, uno dei piedi del ragazzo sporgeva di fuori.

Durante il viaggio di ritorno verso casa si fermarono in un ristorante, al fine di crearsi un alibi.
Successivamente telefonarono ai genitori del ragazzo per avvertirli che Bobby era stato rapito, rassicurandoli che si trovava al sicuro e che l’indomani avrebbero fornito ulteriori istruzioni.
Tornati a casa di Leopold, i due parcheggiarono l'auto noleggiata ed insanguinata sulla strada e, dopo aver bevuto un po' e giocato a carte, fecero rientro a casa di Loeb nel cui forno bruciarono i vestiti di Bobby.
Lo scalpello era stato gettato dal finestrino della macchina; al processo, un guardiano notturno, testimonierà di averlo ritrovato nella grondaia di casa sua, ricoperto di sangue.
Jacob Franks ( padre della vittima) non appena ricevette la richiesta di denaro, contattò la polizia che, nel frattempo, riuscì a ritrovare ed identificare il corpo del giovane Bobby Franks ancor prima che il riscatto venisse pagato.
Ma Leopold e Loeb avevano commesso ulteriori errori: infatti, il corpo di Bobby era stato nascosto male e venne ritrovato il giorno successivo; la macchina da scrivere usata per digitare la richiesta di riscatto venne recuperata in un lago e, cosa più importante, un paio di occhiali vennero ritrovati vicino al corpicino senza vita di Bobby (la Polizia riuscì a risalire a Leopold proprio dalle lenti degli occhiali).
Dopo un estenuante interrogatorio Loeb ammise l'omicidio, sostenendo che Leopold era stato oltre che l’ispiratore anche l’autore materiale del delitto. Leopold, invece, sosteneva il contrario.

Le famiglie affidarono la difesa al famoso avvocato Clarence Darrow, il quale sperava di costruire il suo caso contro la pena di morte grazie alla testimonianza di tre psichiatri (tra questi anche Sigmund Freud) i quali descrissero l’immaturità emotiva degli imputati, la loro ossessione criminale e la filosofia nietzschiana.
Il 24 settembre 1924 Leopold e Loeb furono condannati all'ergastolo per l'omicidio, piuttosto che alla pena di morte, ed a 99 anni ciascuno per il sequestro.
Il 28 gennaio del 1936, mentre scontava la pena inflitta, Loeb venne brutalmente aggredito e ucciso dal suo compagno di cella, James Day. Leopold ottenne, nel 1958, la libertà sulla parola e riuscì a fuggire a Porto Rico, dove insegnò matematica presso l'Università. Nel 1961, sposò una assistente sociale americana, vedova, di nome Trudi de Queveda ed il 30 agosto del 1971, morì per un attacco di cuore
Paola Pischedda
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