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Poesia - Sa Survile: La ladra di bambini

  • di PAOLO PISCHEDDA
  • 4 gen 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

di PAOLO PISCHEDDA

Sa Survile

Fidi in frealzu in una notte iscura

e su ‘entu sas predas si giughiat,

bi vit tia Giuanna chi teniat

de pagas dies una criadura

In Giunna s’incarnat sa tristura

cà de perder su fizz’issa timiat :

sa Sulvile fid’abile in sa fura,

comente a sas vezzas’ intendiat.

Gai tappat sos buccos tia Giunna

timende chi sa Tentazione

non aeret in domo postu pe’,

ponet a rughe falches i sa janna

cuat su fizzu in d’unu guzzone

ripetende sas Taulas de Mosè

( di Paolo Pischedda)

Traduzione non letterale

Era una notte buia di Febbraio e il vento era così violento da riuscire a sollevare persino le pietre. C’era zia Giovanna che teneva una creatura di pochi giorni. Nella donna si impossessa la tristezza, nel terrore che le portassero via il bambino: temeva, infatti, che “sa Survile”, abilissima nel portar via i bimbi, come sentiva dalle persone anziane, potesse porre piede nella sua casa.

Così sistema, a forma di croce, le falci sulla porta e nasconde in un angolo la creatura recitando le Tavole di Mosé.

SURVILE ( maga, arpia),un mito tutto sardo d’età molto remota che condensa e mescola le caratteristiche di figure erranti, come mori musulmani, zingari ecc.

Nelle rappresentazioni dell’immaginario collettivo sardo c’erano delle figure la cui esistenza non partiva da osservazioni oggettive, ma dal consolidarsi di uno stereotipo che talvolta poteva, in qualche modo, evocare il ricordo assai sfumato di lontane vicende di un vissuto.

Foto:http://tradumatica.net/sardigna/sociedade/esseres_fantasticos/surbile.jpg


 
 
 

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